FAQ: le domande più frequenti che ci vengono poste sulla normativa FATCA

Il presente post ha l'obiettivo di riportare in maniera semplice ma il più possibile sistematica le più frequenti domande che ci sono state poste in questi anni di esperienza con le Sanatorie FATCA.
Le risposte che qui trovate sono un breve riassunto dei vari post che nel corso del tempo abbiamo scritto su tematiche specifiche: invitiamo comunque il lettore ad andare ai post specifici (indicati attraverso appositi link) per approfondire con maggiore chiarezza tutti i dettagli delle problematiche toccate. Non si tratta pertanto di un post sostitutivo di quelli precedenti, ma di una sorta di sommario utile ad orientarsi.


FAQ 1:
SONO UN CITTADINO ITALIANO NATO NEGLI STATI UNITI MA TRASFERITOSI IN GIOVANE ETA' IN ITALIA. DA QUEL MOMENTO NON HO PIU' AVUTO CONTATTI CON GLI STATI UNITI TRANNE ALCUNI BREVI SOGGIORNI TURISTICI: HO SEMPRE LAVORATO IN ITALIA E SONO TUTTORA RESIDENTE IN ITALIA. LA BANCA MI STA CHIEDENDO DI FIRMARE UN'AUTOCERTIFICAZIONE IN CUI DICHIARO DI ESSERE CITTADINO AMERICANO E MI STA CHIEDENDO DI FORNIRLE IL SOCIAL SECURITY NUMBER (O TIN) AMERICANO, CHE NON HO MAI AVUTO.
COSA DEVO FARE?
Siamo di fronte ad un tipico caso di "Accidental American" (vedasi anche il seguente post 1) e pertanto il nostro soggetto è senz'altro un Cittadino Americano per nascita.
Pertanto si applicano a lui tutte le previsioni riguardanti tutti i Cittadini Americani, prima fra tutte quella di presentare ogni anno la Dichiarazione dei Redditi in America, pur essendo residente in Italia (vedasi anche i seguenti link: post 2 e post 3).
I seguenti dati o fatti:
- avere o meno il Passaporto Americano,
- avere o meno proprietà o conti correnti in America,
- avere o meno la Cittadinanza Italiana,
- essere o non essere stati negli USA per viaggi o vacanze,
non hanno alcuna rilevanza su quanto detto sopra: pertanto rimane il fatto che è necessario presentare la Dichiarazione dei Redditi in America.
In un caso come questo la Banca ha individuato il nostro soggetto come Cittadino Americano sulla base del luogo di nascita e pertanto diventa sostanzialmente obbligatorio per lui firmare l'autocertificazione che la Banca  gli presenta (vedasi per approfondimenti i seguenti link: post 4post 5 e post 6).
Per un Cittadino Americano la Banca non dovrebbe chiedere il TIN (o l'ITIN) in quanto è necessario avere il Social Security Number (SSN). Se un soggetto è in possesso di SSN, lo deve comunicare alla Banca, mentre se non è in possesso dello stesso deve prima rivolgersi agli Uffici Consolari o all'Ambasciata per chiedere il rilascio del SSN o la richiesta di duplicato dello stesso nel caso di smarrimento. Il fatto che il soggetto non abbia mai avuto il SSN non è un problema.
In tal caso, a seguito della richiesta di SSN, gli Uffici Consolari rilasciano una ricevuta di presentazione della domanda. Una copia di tale ricevuta va consegnata alla Banca al momento della firma dell'Autocertificazione, dimostrando così che il soggetto non conosce il proprio SSN. LA Banca, a quel punto, non dovrebbe fare ulteriori pressioni, dato che la situazione di assenza di SSN è molto frequente.
Il SSN dovrebbe arrivare dopo 6-8 mesi. Per maggiori dettagli sul SSN, vedasi anche il seguente link: post 7.
Ovviamente, esaurita questa fase i problemi con le Banche terminano, mentre entra in gioco l'obbligo di presentazione delle Dichiarazioni dei Redditi, non presentati per gli anni passati. Pertanto, qualora un soggetto volesse sistemare la sua situazione, dovrebbe aderire ad una delle sanatorie previste per questi casi.
In particolare, quando il soggetto non ha adempiuto per mancanza di conoscenza di questa normativa, è prevista una sanatoria che si chiama STREAMLINED FOREIGN OFFSHORE PROCEDURE che permette di sanare la propria posizione presentando un blocco di 9 dichiarazioni passate: 3 dichiarazioni dei redditi e 6 dichiarazioni FBAR.
Questa sanatoria, che al momento non ha scadenza, è abbastanza corposa ma non prevede mai sanzioni e prevede raramente l'emersione di un debito d'imposta Americana.
La Streamlined al momento attiva sana tutte le posizioni fino al 31/12/2015 e si compone delle seguenti 9 dichiarazioni:
A) per la parte Tax Return:
- Redditi dell'anno 2013;
- Redditi dell'anno 2014;
- Redditi dell'anno 2015.
B) per la parte FBAR:
- Attività finanziarie relative all'anno 2010;
- Attività finanziarie relative all'anno 2011;
- Attività finanziarie relative all'anno 2012;
- Attività finanziarie relative all'anno 2013;
- Attività finanziarie relative all'anno 2014;
- Attività finanziarie relative all'anno 2015. 

FAQ 2:
NON CAPISCO CHE COSA DEVO DICHIARARE IN AMERICA SE HO SEMPRE PRESENTATO LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI IN ITALIA PER I REDDITI ITALIANI, PAGANDO REGOLARMENTE TUTTE LE IMPOSTE. POSSO ESSERE TASSATO DUE VOLTE? NON ESISTE UNA CONVENZIONE CONTRO LE DOPPIE IMPOSIZIONI TRA ITALIA E STATI UNITI?
In America sono da dichiarare nella "tax return" i redditi prodotti in Italia e poi sono da dichiarare nel modello FBAR tutte le attività finanziarie (conti correnti, conti deposito, titoli, obbligazioni, azioni, fondi comuni d'investimento, polizze assicurative, ecc.) che sono detenute in Italia (in realtà la normativa richiede che siano dichiarate tutte le attività finanziarie detenute "all'estero", dove la locuzione "all'estero" è da intendersi rispetto agli Stati Uniti ovviamente). 
Pertanto nella Dichiarazione dei Redditi Americana sono da dichiarare tutti i redditi prodotti in Italia:
- redditi di lavoro dipendente ed autonomo;
- redditi da pensione;
- redditi derivanti da affitti di beni immobili; 
- redditi di capitale;
- redditi diversi.
Non c'è un problema di duplicazione d'imposta, dato che dall'imposta Americana eventualmente emergente, sono da scomputare le imposte già pagate in Italia, così come previsto dalla Convenzione Italia - USA.
Oltre al suddetto meccanismo del credito d'imposta, esiste anche una soglia di 98.000 $, al di sotto della quale non c'è tassazione Americana qualora ci siano entrambe le seguenti condizioni:
- i redditi siano di lavoro (dipendente ed autonomo);
- il soggetto sia stabilmente residente in un Paese estero.
Da tenere presente che per redditi non derivanti da lavoro (come ad esempio un reddito di capitale o un affitto) tale soglia di 98.000 $ non si applica; nondimeno rimane attivo il meccanismo del credito d'imposta. Salvo alcune specifiche eccezioni che vedremo poi in seguito, non c'è quasi mai un'imposta Americana a debito.


FAQ 3:
MA I CONTI CORRENTI ED I TITOLI IN MIO POSSESSO CHE DOVREI DICHIARARE AGLI STATI UNITI SONO POI TASSATI NEGLI USA?

Oltre alla Tax Return, in America è anche necessario dichiarare gli investimenti finanziari detenuti "all'estero" all'interno di un modello che si chiama FBAR. Si è già detto che la locuzione "all'estero" è da leggersi nel senso di "all'estero" rispetto agli Stati Uniti. Pertanto tutti gli investimenti finanziari detenuti in Italia sono da dichiarare in America.
Ora, questa dichiarazione è un semplice monitoraggio e non comporta alcuna applicazione di imposta. Pertanto se un Cittadino Americano detiene, ad esempio, un conto corrente da 75.000 euro, non c'è alcuna applicazione di imposta Americana. Nondimeno il conto corrente va segnalato alla autorità fiscali Americane.
Una cosa completamente diversa è il caso in cui questa attività finanziaria abbia dato origine a dei rendimenti (interessi, dividendi, capital gain, ecc.): in tal caso, tali rendimenti rientrano nel concetto di reddito e pertanto devono essere indicati nella Tax Return Americana. Valgono, comunque, gli stessi concetti visti sopra: dalle imposte Americane sono da scomputarsi le relative imposte già pagate in Italia.
E' da tener presente un concetto abbastanza importante: in Italia la maggioranza dei rendimenti finanziari è tassata dagli intermediari finanziari direttamente con ritenute alla fonte, senza la necessità di indicazione in dichiarazione dei redditi. In America, per contro, tutti i redditi derivanti da attività finanziarie sono da riportare nella Tax Return. Pertanto nella Tax Return vanno riportati, da un lato, tutti i redditi presenti nella dichiarazione dei redditi Italiana, dall'altro, tutti i redditi che sono stati tassati alla fonte dalle Banche, come, ad esempio, i dividendi, gli interessi ed i capital gain.
Altra considerazione, che sarà poi approfondita nella FAQ 12, è quella riguarda i Fondi Comuni di Investimento, i quali godono di un trattamento a parte.

FAQ 4:
LA PROBLEMATICA FISCALE DEI CITTADINI AMERICANI ALL'ESTERO E' UNA CONSEGUENZA DELLA NORMATIVA FATCA?
E' POSSIBILE CHE, NORMATIVAMENTE PARLANDO, QUALCOSA POSSA CAMBIARE NEL PROSSIMO FUTURO?
L'affermazione secondo cui è stata la normativa FATCA a determinare il problema fiscale degli Americani residenti all'estero non è corretta: la normativa Americana DA SEMPRE ha previsto che i Cittadini Americani devono presentare la Dichiarazione dei redditi, anche se non più residenti in America.
Il punto era, però, che l'IRS, una volta che il Cittadino Americano usciva dagli USA, non aveva più nessun modo di sapere dove si trovasse. Pertanto questa norma era in larga parte disapplicata ed era quasi impossibile da controllare.
E' perciò più corretto affermare che il FATCA ha contribuito a far emergere una problematica fiscale già esistente, ma raramente applicata; infatti il FATCA, obbligando le Banche a comunicare all'IRS i dati degli "account" degli Americani all'estero, ha di fatto creato un meccanismo-spia che ha indirettamente obbligato i Cittadini Americani a fare le Dichiarazioni in America.
Il principio sulla base del quale l'America pretende l'obbligo fiscale dai propri Cittadini si chiama CBT, che sta per "Citizenship Based Taxation", il quale si contrappone al ben più frequente principio definito RBT che sta per "Residency Based Taxation".

E' piuttosto improbabile pensare che tale principio, da sempre vigente negli USA, sia modificato a breve ed è difficile pensare che ci saranno delle evoluzioni normative particolarmente favorevoli ai Cittadini Americani: pertanto non è consigliabile una strategia di attesa basata sull'aspettativa di un miglioramento della normativa.


FAQ 5:
COSA SUCCEDE SE DECIDO DI NON PRESENTARE LA SANATORIA?
POSSONO GLI STATI UNITI VANTARE DELLE PRETESE FISCALI NEI CONFRONTI DI UN CITTADINO DI UN ALTRO PAESE?

Questo punto è strettamente collegato all'idea di attendere prima della presentazione della sanatoria, ed è già stato oggetto di un apposito approfondimento (vedasi il seguente link: post 8): pertanto vi rimandiamo a quanto detto in quella sede, tenendo presente che i punti 2 e 3 evidenziati in quel post sono stati superati, dato che la normativa FATCA è stata ora recepita e si è perfezionata in Italia.
Gli Stati Uniti possono senz'altro far valere le proprie ragioni fiscali su un Cittadino Americano residente in Italia: dovranno semplicemente dimostrare allo Stato Italiano la legittimità delle loro richieste, cosa, peraltro, piuttosto semplice, dato il quadro normativo attualmente in vigore. Pertanto, non c'è alcun elemento protettivo derivante dal fatto di essere residenti in Italia.
Per coloro che non fossero in regola con le dichiarazioni dei redditi, ci sono dei profili sanzionatori che sono da dividersi tra Tax Return e FBAR.
Tra i due, sono senz'altro più importanti i profili sanzionatori del modello FBAR, dato che in questo caso, anche laddove sia appurato che si tratta di un caso di "non willfulness" (cioè di non volontarietà nell'inadempimento, connessa con ignoranza della normativa) la sanzione MINIMA è pari a 10.000 $ per account per anno.
Siccome l'IRS può retrodatare i controlli fino a 6 anni precedenti, un soggetto con due conti correnti non dichiarati rischierebbe fino a 120.000 $ di sanzione (10.000 x 2 x 6).
L'IRS è poi intervenuta con una nota stabilendo che, al fine di evitare moltiplicazioni eccessive di sanzioni, potrà ridurre la sanzione a 10.000 $ per anno, indipendentemente dal numero di accounts; è da tenere presente che questa è una mera facoltà dell'IRS.
Nel caso in cui siano notate, nel corso del processo di audit, delle tracce di volontarietà nella mancata dichiarazione, tali sanzioni possono arrivare anche alla iperbolica cifra di 100.000 $ per anno nei casi più gravi.
Questa pesante struttura sanzionatoria è indicativa dell'importanza che gli Stati Uniti mettono nel fatto che siano puntualmente dichiarati tutti gli account esteri. Anche la struttura della Streamlined, che prevede 3 dichiarazioni dei redditi e 6 dichiarazioni FBAR, indica che l'IRS è ben più interessato all'analisi della struttura finanziaria del Cittadino Americano che all'analisi dei suoi redditi.
Pertanto il rischio formale cui si va incontro in caso di mancata presentazione della sanatoria è quello delle sanzioni FBAR.
Ora, trattandosi di sanzioni molto pesanti e considerando che moltissimi Cittadini Americano permanentemente residenti all'estero non conoscevano (e non conoscono tuttora) la normativa, è da vedere se l'IRS deciderà di applicare tali sanzioni o se le applicherà con maggiore cautela. Ovviamente, trattandosi di una normativa nuova, non ci sono precedenti cui riferirsi.

FAQ 6:
CI SONO DELLE SOGLIE AL DI SOTTO DELLE QUALI LA SANATORIA NON VA PRESENTATA?
Anche qui si deve fare una distinzione tra Tax Return e FBAR. La Tax Return ha delle soglie di esenzione che dipendono dallo stato civile del contribuente e che potete trovare per l'anno 2015 a questo link: post 9. Trattandosi di soglie che si modificano di anno in anno, consigliamo ai clienti di sottoporci comunque i loro redditi, dato che saremo eventualmente noi a non presentare la Dichiarazione.
Per quanto riguarda invece il modello FBAR, la soglia è quella di 10.000 $. Questa soglia è da intendersi come soglia aggregata massima. Nel caso di un soggetto che abbia due conti correnti si dovrà dapprima andare a vedere il valore massimo raggiunto nel corso dell'anno solare da ognuno dei conti correnti e poi si dovrà sommare tali valori.
Esempio:
Un Cittadino Americano ha due conti correnti in Italia nel corso dell'anno 20XX. Il primo ha raggiunto nel corso dell'anno il valore massimo di euro 7.230, il secondo ha raggiunto il valore massimo di euro 4.580. Il soggetto deve compilare il modello FBAR, dato che la somma dei due valori massimi (7.230 e 4.580) dà 11.810 euro, superiore al valore soglia di 10.000 dollari. Ciò vale anche se la somma dei saldi al 31/12/20XX dovesse essere inferiore ai 10.000 dollari.


FAQ 7:
NEL CASO IN CUI UN SOGGETTO DEBBA PRESENTARE LA SANATORIA, CI SONO DEI GRADI DI RISCHIO DIFFERENTI NEL NON PRESENTARE LA SANATORIA O IL RISCHIO E' LO STESSO PER TUTTI?
E' evidente che la legge è uguale per tutti e pertanto le sanzioni sono le medesime per tutti. Tuttavia, considerando anche quanto stabilito nella precedente FAQ 5, è da ritenere che ci siano dei profili particolarmente a rischio, che hanno la necessità di presentare la sanatoria con una maggiore urgenza.
I due profili di rischio più importanti sono i seguenti:
- Soggetti che hanno frequenti contatti professionali/commerciali con gli Stati Uniti.
- Soggetti che pensano di poter tornare nel futuro negli USA.
- Soggetti che hanno un volume di investimenti finanziari di entità elevata.
Il primo profilo è abbastanza evidente, dato che la maggiore contiguità con gli USA comporta una maggiore attenzione ad essere in regola con la normativa Americana. Anche il secondo profilo pare abbastanza ovvio.
Maggiori considerazioni si possono fare a riguardo del terzo profilo. Qui l'attenzione va posta sul fatto che nell'impostare le sanatorie, gli USA avevano l'obiettivo di andare a eliminare una sacca di evasione fiscale che era formata da contribuenti aventi patrimoni di una certa entità e che usavano meccanismi finanziari abbastanza complessi per portare dei redditi all'estero col fine di evitare la tassazione Americana.
Avendo in mente questa premessa, è piuttosto naturale pensare che se consideriamo tre soggetti aventi rispettivamente dei patrimoni finanziari di 1,5 milioni di euro, di 150.000 euro e di 15.000 euro, pur essendo tutti e tre obbligati alla presentazione della sanatoria, il primo è quello che sarà verosimilmente controllato prima da parte dell'IRS. Pertanto per lui l'urgenza a presentare la sanatoria è senz'altro maggiore.

 
FAQ 8:
E' POSSIBILE FARE LA SANATORIA SENZA SSN?
E' SENSATO CHIEDERE IL SSN E POI DECIDERE DI NON FARE LA SANATORIA?
No, non è mai possibile presentare la Sanatoria o la Tax Return o il modello FBAR senza SSN. In alcuni siti si trovano descritti dei "meccanismi" che sembra rendano possibile la presentazione delle Dichiarazioni senza SSN, ma non sono da ritenersi affidabili.
La richiesta di SSN ha l'effetto di rendere "visibile" il Cittadino Americano all'IRS. Pertanto l'IRS ha buone ragioni di pensare che un soggetto residente all'estero che inoltri richiesta di SSN in questi periodi sia un soggetto che intenda aderire ad una delle sanatorie previste.
Pertanto l'idea di chiedere il SSN è sicuramente collegata all'idea di presentare, entro un lasso di tempo ragionevole, la sanatoria.


FAQ 9:
LA BANCA MI HA MINACCIATO DI  CHIUDERE IL CONTO NEL CASO IN CUI NON FIRMI LA SANATORIA O NEL CASO IN CUI NON PRESENTI IL SSN. E' UNA COSA CHE POSSONO EFFETTIVAMENTE FARE?
Sì, la Banca può effettivamente chiudere il conto ad un soggetto che rifiuti di firmare l'Autocertificazione o di fornire le informazioni necessarie. Nella prassi, però, raramente si è arrivati a questa misura.


FAQ 10:
LA BANCA DEVE SEMPRE CHIEDERMI L'AUTOCERTIFICAZIONE PRIMA DI SPEDIRE I MIEI DATI NEGLI USA O PUO' SPEDIRLI ANCHE SENZA LA MIA AUTORIZZAZIONE?
SE LI HA SPEDITI SENZA LA MIA AUTORIZZAZIONE POSSO INTENTARE UNA CAUSA?
Da un punto di vista legale si distinguono due profili:
a) quello degli account cosiddetti "pre-esistenti" (cioè esistenti alla data del 30 Giugno 2014);
b) quello dei nuovi account (riguardanti gli account aperti a partire dal 1 Luglio 2014).
Ora, per gli account "pre-esistenti" la Banca da un punto di vista legale non deve chiedere alcuna Autocertificazione e può comunicare i dati all'IRS (tramite Agenzia delle Entrate) senza avvisare il Cliente. In tal senso è autorizzata dall'Accordo IGA firmato tra Italia e USA.

Per i nuovi account, per contro, è sempre richiesta la firma dell'Autocertificazione e la conseguente autorizzazione a spedire i propri dati all'IRS.
Poi, in realtà, la prassi è andata nel senso che le Banche hanno richiesto la firna dell'Autocertificazione anche ai conti "pre-esistenti", seguendo la logica di avere il più possibile le spalle coperte nei confronti dei propri clienti.
Pertanto l'idea di poter fare una causa alla Banca per la spedizione dei dati all'IRS senza autorizzazione è sostanzialmente da scartare.

FAQ 11:
SE RINUNCIO ALLA CITTADINANZA AMERICANA, POSSO EVITARE TUTTI QUESTI PROBLEMI?
No, assolutamente. La rinuncia alla Cittadinanza Americana NON si deve assolutamente fare se non dopo aver presentato almeno 5 anni di adempimenti fiscali Americani, sia sul fronte della Tax Return, sia sul fronte del modello FBAR.
Su questo punto vedasi i seguenti link: post 10 e post 11.

FAQ 12:
QUALI SONO I CASI PIU' FREQUENTI NEI QUALI, FACENDO LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI IN AMERICA, INCORRO IN UN DEBITO D'IMPOSTA DA VERSARE AGLI USA?
CI SONO DEI CASI CHE IMPEDISCONO L'ADESIONE ALLA STREAMLINED FOREIGN OFFSHORE PROCEDURE?
Ci sono alcuni casi che possono dare origine ad un debito d'imposta in America. I più degni di nota sono i seguenti:
a - Presenza nel portafoglio di Fondi Comuni d'Investimento;
b - Vendita di immobili detenuti da più di 5 anni;
c - Presenza di redditi di lavoro dipendente o autonomo superiori ai 100.000 dollari.
Partendo da quest'ultimo caso c), l'eventuale emersione deriva dal fatto che per soggetti con reddito superiore a 100.000 dollari non entra in gioco il meccanismo della soglia di esenzione di 98.000 dollari sopra discussa. In ogni caso l'importo a debito è di entità non troppo rilevante, stante che si scomputano sempre le imposte Italiane.
Nel caso b) può emergere imposta nel caso di vendita di immobili detenuti in Italia da più di 5 anni in quanto la normativa Italiana prevede la non emersione di plusvalenza (si reputa che il passaggio del quinquennio comporti la mancanza di intento speculativo nell'operazione). Per contro negli USA la plusvalenza c'è sempre: ci sono delle soglie di esenzione nel caso in cui l'immobile venduto sia quello dove era la propria abitazione principale, ma genericamente la plusvalenza c'è sempre. Ovviamente, perché emerga plusvalenza occorre che il prezzo di vendita sia superiore al prezzo di acquisto.
Il caso c) è un caso abbastanza frequente e comporta l'emersione di imposta in quanto la normativa Americana prevede una tassazione punitiva per i Cittadini Americani che investono in Fondi non Americani. Vedasi per dettaglio il seguente link: post 12.


FAQ 13:
UN CITTADINO ITALIANO HA DA SEMPRE DETENUTO DELLE SOMME SU DEI CONTI CORRENTI AMERICANI, CHE PERO' NON HA MAI SEGNALATO, NE' NELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI AMERICANA, NE' IN QUELLA ITALIANA. 
E' UN PROBLEMA?
Dal punto di vista Americano, gli investimenti negli Stati Uniti, se non sono produttivi di reddito, non sono mai da dichiarare nella dichiarazione Americana. Ad esempio, nel caso di detenzione di un conto corrente non produttivo di interessi in America, questo non deve essere mai segnalato in Dichiarazione né in FBAR, dato che le Autorità Americane sono già a conoscenza del possesso. Se eventualmente il conto corrente fosse produttivo di interessi o più in generale l'investimento avesse un rendimento, allora tale reddito sarebbe da indicare nella Dichiarazione Americana.
Il problema c'è invece sul fronte Italiano, dato che anche l'Agenzia delle Entrate richiede che il soggetto residente in Italia dichiari sempre tutti i suoi investimenti detenuti all'estero (l'accezione di investimento estero Italiana è addirittura più ampia di quella Americana).
E' da tenere presente che, benché la normativa FATCA sia stata pensata inizialmente come unilaterale (i dati vanno da tutti i Paesi verso gli Stati Uniti), entrerà in vigore a breve anche la sua versione bilaterale e pertanto i dati dei Cittadini e  dei Residenti Italiani presenti negli USA saranno comunicati all'Agenzia delle Entrate.
Pertanto sarà necessario per il nostro soggetto ripresentare le dichiarazioni dei redditi passate con l'aggiunta del quadro RW, tramite il meccanismo del "ravvedimento operoso lungo", pagando una sanzione per la ritardata comunicazione. Vedasi al proposito il seguente link: post 13.
FAQ 14:
SE DOVESSI DECIDERE DI ADERIRE ALLA SANATORIA, QUALE E' LA PROCEDURA OPERATIVA CHE DOVREI SEGUIRE SE VOLESSI APPOGGIARMI AL VOSTRO STUDIO?
La procedura operativa per aderire alla sanatoria è la seguente:
1 - il cliente ci manda una mail con oggetto "LISTA DOCUMENTAZIONE FATCA", indicando il suo nome e cognome e la città di provenienza.
2 - noi rispondiamo con una mail in cui includiamo una serie di files e relative istruzioni per la compilazione.
3 - il cliente compila la documentazione richiesta e ce la rispedisce via mail.
4 - noi valutiamo la documentazione e facciamo un preventivo di costo.
5 - se il cliente firma il preventivo si inizia a fare la sanatoria, altrimenti non c'è nessun costo a carico del cliente.
6 - lo Studio prepara la sanatoria, insieme con lo Studio di Boston.
7 - quando la sanatoria è pronta è spedita in bozza al cliente per controllo.
8 - quando il cliente dà l'ok, sono emesse le fatture per le prestazioni, una per lo il nostro Studio, una per lo Studio di Boston.
9 - appena le fatture sono saldate, la sanatoria è spedita all'IRS.
Tutta la procedura può essere anche fatta a distanza, via mail, senza la necessità di un incontro, che resta comunque gradito qualora il Cliente ne facesse richiesta.

Il costo della consulenza dipende dalla complessità della sanatoria ed in particolare dalla struttura del patrimonio finanziario. Per dettagli, contattateci telefonicamente e vi sapremo dare delle tariffe indicative sulla base delle informazioni che ci fornirete.

Enrico Povolo