Nei giorni scorsi il Senatore Repubblicano Wicker ha presentato ad una Commissione del Senato Americano una proposta di legge per abrogare il FATCA. Questo emendamento (Budget Amendment SA 621) non ha fatto molta strada ed è stato bocciato direttamente in Commissione, non riuscendo nemmeno ad arrivare in aula.
La parte interessante di questa vicenda non sta tanto nell'esito, piuttosto scontato, della votazione della Commissione, quanto nelle reazioni che hanno accompagnato la bocciatura di questo emendamento. Reazioni che lasciano trasparire i veri intenti dell'America circa il FATCA e possono dunque essere utili per intuire in che direzione e a che velocità si svilupperà il "tifone" FATCA.
La parte interessante di questa vicenda non sta tanto nell'esito, piuttosto scontato, della votazione della Commissione, quanto nelle reazioni che hanno accompagnato la bocciatura di questo emendamento. Reazioni che lasciano trasparire i veri intenti dell'America circa il FATCA e possono dunque essere utili per intuire in che direzione e a che velocità si svilupperà il "tifone" FATCA.
La reazione più interessante in tal senso l'ha data il Blog "The Hill" (vedi il seguente link) che rappresenta voci molto vicine al Congresso: in esso, il direttore esecutivo della "Financial Accountability and Corporate Transparency Coalition", Rebecca Wilkins, ha testualmente affermato che:
"A vote in favor of repealing FATCA sends a message: a message to foreign banks that they can get back to helping wealthy Americans hide their assets and use offshore accounts to evade tax".
(Un voto a favore dell'abrogazione del FATCA manda un messaggio: un messaggio alle banche estere che possono tornare alle loro vecchie abitudini di aiutare i ricchi Americani a nascondere i loro patrimoni, usando conti correnti offshore per evadere le tasse).
La Wilkins aggiunge:
"At the very heart of the matter, FATCA is an enforcement tool. It exists to give the U.S. government the information it needs to determine ownership of assets in foreign accounts and make it harder for taxpayers to hide assets and evade tax. Voting to repeal FATCA is a vote in favor of allowing tax evasion to continue—and escalate."
(Alla base di tutto, il FATCA è un meccanismo esecutivo. Questo strumento dà al Governo degli Stati Uniti le informazioni che questo necessita per determinare la proprietà dei beni nei Paesi esteri e rende più difficile per i contribuenti nascondere i loro patrimoni ed evadere le tasse. Votare per l'abrogazione del FATCA significa continuare a permettere l'evasione fiscale, e permetterne l'incremento).
Il finale è ancora più eloquente:
"To oppose FATCA is to oppose transparency and cooperation and take the United States out of its leadership role in combating tax evasion. The United States Congress is faced with a choice. It can stand for openness, transparency, and honesty – or for tax evasion, secret bank accounts, and subterfuge."
(Opporsi al FATCA significa opporsi alla trasparenza e alla cooperazione e togliere agli Stati Uniti la leadership nel combattere l'evasione fiscale. Il Congresso degli Stati Uniti è davanti ad una scelta. Può schierarsi dalla parte dell'apertura, della trasparenza e dell'onestà, o dalla parte dell'evasione fiscale, del segreto bancario e dei sotterfugi).
Alcuni commenti su queste reazioni.
Innanzitutto non possono essere messi in discussione i meriti della normativa FATCA, che ha dato una svolta storica alla trasparenza finanziaria e fiscale mondiale causando la fine del segreto bancario internazionale
D'altro canto, però, le affermazioni riportate appaiono eccessivamente "unilaterali", nel senso che non tengono conto dei grandi disagi burocratici che tale normativa causa ad una gran parte della Cittadinanza Americana del tutto estranea a manovre elusive o evasive.
Soprattutto queste reazioni danno un'idea chiara del pensiero dell'Amministrazione Americana per il futuro: gli Stati Uniti sono partiti in una crociata contro l'evasione fiscale internazionale, assumendone la leadership.
Appare a questo punto evidente che gli USA vogliano andare fino in fondo alla questione e che non siano disposti a "trattare" o a "mollare la presa" sul FATCA, specie adesso che sono in una posizione di evidente forza, avendo oramai la gran parte degli Stati accettato la normativa.
La questione assume un certo rilievo anche da un altro punto di vista e cioè non appena si consideri la cronologia delle diverse fasi del FATCA: gli Stati Uniti hanno dovuto investire enormi somme ed enormi energie diplomatiche al fine di convincere gli altri Paesi ad accettare una normativa così invasiva. Le grandissime resistenze che hanno incontrato all'inizio del processo, anziché indebolirlo, hanno di gran lunga rafforzato il "treno FATCA".
Storicamente, perciò, ogni elemento contrario al FATCA è stato visto dall'Amministrazione Americana come un ostacolo da abbattere per raggiungere all'obiettivo: ed anche adesso, in una fase in cui le resistenze sono state per la gran parte vinte ma la situazione non è ancora consolidata appieno, c'è ancora il timore che qualche rigurgito di resistenza possa riportare la situazione indietro.
Con queste premesse è difficile aspettarsi per il futuro una sorta di via d'uscita "privilegiata" dalla "rete FATCA" specie per coloro che sono Cittadini Americani solo formalmente e non hanno mai avuto legami con gli USA: per l'America la via d'uscita privilegiata esiste già, ed è la Streamlined Offshore Procedure, ed il privilegio consiste nel non pagare sanzioni.
Le speranze di una modifica della normativa Americana da parte del Congresso, pertanto, si affievoliscono via via di più.
Enrico Povolo