Tra l'incudine ed il martello 1/3: il problema delle PFIC per il Cittadino Americano che investe in Fondi Comuni di Investimento Italiani

In questo trittico di articoli affronteremo un problema molto spinoso che riguarda i Cittadini Americani residenti in Italia che vogliano investire i propri risparmi in Mutual Funds Americani o Fondi Comuni Italiani: è vero che in questi casi la tassazione a cui vanno incontro in Italia e negli Stati Uniti è particolarmente elevata? E' possibile trovare una soluzione a questa situazione che vede il Cittadino Americano residente in Italia preso tra l'incudine ed il martello?



Il lavoro si svolgerà con tre diversi articoli nel seguente modo:

1. L'incudine.
In questo primo articolo affronteremo il caso di un Cittadino Americano residente in Italia che investa in Fondi Comuni Italiani. Affronteremo in particolare la problematica delle PFIC (PASSIVE FOREIGN INVESTMENT COMPANY) e la tassazione (e compliance) che si deve affrontare in America a seguito di tale investimento.

2. Il martello.
Nel secondo articolo cercheremo di analizzare il caso opposto, in cui il Cittadino Americano, resosi conto che l'investimento in Fondi Comuni Italiani può essere particolarmente problematico e/o sconveniente, decidere di mantenere investiti i propri risparmi in Mutual Funds Americani. Analizzeremo in questo caso nello specifico la problematica della tassazione Italiana dei FONDI DI INVESTIMENTO NON ARMONIZZATI.

3. La soluzione del dilemma.
Nel terzo ed ultimo articolo proporremo infine la SOLUZIONE A QUESTO DILEMMA di investimento che concerne ogni Cittadino Americani residente in Italia ed interessato ad investire i propri risparmi in maniera efficiente.


CITTADINO AMERICANO CHE INVESTE IN FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO ITALIANI.

Nel primo articolo, come detto, analizzeremo la problematica di un Cittadino Americani residente in Italia che voglia investire parte dei propri risparmi in Fondi Comuni di Investimento (Mutual Funds nell'allocuzione anglosassone) presso Banche ed Istituti Finanziari Italiani.

Iniziamo con una prima importante precisazione: quando parliamo di Fondi Comuni di Investimento stiamo parlando di tutte quelle società-veicolo che investono in un determinato portafoglio e di cui il cliente investitore diventa proprietario pro-quota.
All'interno della definizione FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO includeremo pertanto anche:
- gli ETF (Exchange Traded Funds);
- le SICAV (Società di Investimento a Capitale Variabile);
- gli HEDGE FUNDS;
- una serie di altri prodotti finanziari che possano essere generalmente inclusi nella categoria dei "pooled investments".

Attenzione che all'interno di tale categoria rientrano quasi sempre anche una serie di prodotti di tipo assicurativo come:
- le polizze vita di investimento;
- le polizze unit-linked: queste polizze sono direttamente collegate (linked) a dei Fondi Comuni di Investimento (unit) e pertanto sono da ritenersi nella stragrande maggioranza dei casi come rientranti nelle PFIC. La forma "esterna" del contratto è di tipo assicurativo, ma la natura "interna" dell'investimento è quella del Mutual Funds.

La seconda precisazione riguarda il fatto che spesso i gestori dei Fondi Comuni sono molto restii a permettere a Cittadini Americani residenti in Italia di investire in tali strumenti.
Abbiamo già trattato in maniera estensiva del suddetto problema nel seguente


Come noto, la tassazione in Italia dei proventi derivanti da Fondi Comuni è piuttosto semplice, dato che avviene con le usuali regole di tassazione con imposta sostitutiva flat del 26% (oppure del 12,5% nel caso di Fondi di titoli di Stato Italiani).
Tale imposta sostitutiva è applicata e versata direttamente dal Fondo senza che il cliente debba né versare, né riportare alcunché nella propria dichiarazione dei redditi Italiana.
Il problema, però, lo troviamo non appena dobbiamo riportare e tassare il reddito in America, a seguito dell'obbligo di tassazione in base alla Cittadinanza: qui entra infatti in gioco la famigerata normativa PFIC, acronimo che sta per Passive Foreign Investment Company.


LE PFIC: PASSIVE FOREIGN INVESTMENT COMPANY.

La normativa sulle PFIC è una normativa che è entrata in vigore come parte del Tax Reform Act del 1986.
La prima domanda che ci poniamo è la seguente: che cos'è una Passive Foreign Investment Company?
Dividiamo la spiegazione in due parti:

1) La PFIC è sempre una società di diritto estero (rispetto agli Stati Uniti) le cui quote siano detenute, in tutto o in parte, da un Cittadino Americano (indipendentemente da dove questi risiede: il problema emergerebbe anche laddove il Cittadino Americano fosse residente in America).

2) Una società estera come definita al precedente punto 1) è qualificata come PFIC qualora uno dei due seguenti test dia esito positivo:

A) Income Test.
Il test dà esito positivo qualora in un determinato anno il 75% del "gross income" della società stessa sia qualificato come "passive income".



Per "passive income" si considerano le seguenti fonti di reddito:
- interessi, 
- dividendi;
- capital gain;
- royalties;
- affitti;
- rendite (annuities).
Nella sostanza si tratta di tutte le fonti di reddito che derivano dall'utilizzazione o vendita di prodotti finanziari, brevetti ed altri assets, e che dunque derivino dallo "sfruttamento" di una serie di assets posti all'interno della Foreign Company: da cui l'appellattivo "passive".
Il "passive income" si contrappone all'income generato dalla vendita, produzione e commercializzazione di beni e servizi, che è considerato "active" income.

B) Asset Test.
Il test dà esito positivo qualora in un determinato anno il valore medio dei "passive assets" (che sono quelli che danno origine al "passive income") sia superiore al 50% del valore totale degli assets della società.

Facciamo alcuni esempi per capire:

- Una società di diritto Italiano che detenga solo delle azioni o delle quote o partecipazioni in altre società, come ad esempio una Società Holding, e che abbia come fonte di reddito solo i dividendi derivanti da tali azioni o le plusvalenze emergenti dall'eventuale vendita delle azioni stesse, è da considerarsi una PFIC qualora sia detenuta in tutto o in parte da un Cittadino Americano.

- Una società di diritto Italiano che sia proprietaria unicamente di alcuni brevetti dati in concessione a società terze e che percepisca come fonte di reddito solo le relative royalties è da considerarsi una PFIC qualora sia detenuto in tutto o in parte da un Cittadino Americano.

- Una società di diritto Italiano che faccia un'attività commerciale che origina in un certo anno ricavi per 100 ma detenga anche una partecipazione in un'altra società che origina dividendi per 50 non si qualifica come PFIC, dato che non è superato il test del 75% del Gross Income di cui abbiamo detto in precedenza.
Se, però, il valore medio della partecipazione detenuta fosse pari a 5.000 mentre il valore di tutti gli altri assets della società fosse pari a 4.000 in un certo anno, allora sarebbe superato l'asset test e la società si qualificherebbe comunque come PFIC.

Facciamo presente che la normativa PFIC non è da confondere con la contigua normativa Americana delle cosiddette CFC (Controlled Foreign Company), di cui non tratteremo nel presente articolo: ai fini della presente esposizione giovi solo sapere che laddove una società estera sia qualificata come CFC essa non sarà mai una PFIC e viceversa.

Il punto rilevante per la nostra analisi è il seguente: tutti i Fondi Comuni di Investimento, gli ETF, gli Hedge Funds e le Sicav Italiane si qualificano come delle PASSIVE FOREIGN INVESTMENT COMPANY, dato che la stragrande maggioranza (se non la totalità) dei loro proventi si può qualificare come PASSIVE INCOME.

Attenzione anche ad un altro aspetto, che attiene più da vicino alle Holding o alle società produttive che magari detengano una partecipazione potenzialmente molto plusvalente.
In tali casi può ben darsi che durante un certo numero di anni le società in oggetto siano considerate come NON-PFIC, ma poi lo diventino improvvisamente nel momento in cui una determinata partecipazione sia venduta realizzando una importante plusvalenza che fa scattare la positività all'Income Test.
Dunque non ci si deve far ingannare dal fatto che per X anni precedenti ad un certo evento la società fosse qualificata come NON-PFIC.

LA TASSAZIONE AMERICANA DELLE PFIC.

Il problema di questa qualificazione di società Italiane in PFIC lo vediamo in sede di tassazione Americana dei redditi prodotti in Italia da parte dei Mutual Funds Italiani.
Esistono tre possibili regimi di tassazione in America per i proventi derivanti da PFIC:
a) Excess distribution (che  è il regime di default);
b) Qualified Electing Fund (QEF);
c) Mark-to-Market.
Vediamo brevemente cosa prevedono questi tre regimi, senza entrare eccessivamente nei dettagli tecnici, dato che la complessità tecnica e computazionale è elevatissima.

Excess Distribution Regime.
Questa opzione della tassazione delle PFIC prevede che si possa deferire la tassazione Americana al momento in cui la PFIC effettivamente realizza e distribuisce i proventi al nostro Cittadino Americano investitore. 
A quel punto, però, le somme ricevute dal nostro soggetto sono divise in due parti e tassate nel modo seguente:
- la prima parte è tassata come reddito ordinario e dunque a tassazione progressiva.
- la seconda parte, definita "excess distribution amount", va da un lato spalmata su un certo numero di anni precedenti e poi tassata all'aliquota di tassazione massima (cioè attualmente al 37%) a cui sono da aggiungersi pure degli interessi.
La modalità con la quale il reddito si divide nelle due parti è estremamente complesso e va oltre lo scopo del presente articolo.

Qualified Electing Fund (QEF) e Mark-to-Market Regime.
Se il regime precedente è quello di default, questi due regimi sono opzionali e possono essere adottati a patto che si compili il famigerato Form 8621, che prevede un reporting molto complesso relativamente ai Fondi Comuni detenuti.
Possiamo dire che questi due regimi, ed in particolare il regime del Mark-to-Market sia quello più gettonato.
La tassazione dei proventi maturati in capo al Fondo Comune di Investimento Italiano è sempre fatta in America a tassazione progressiva, senza che ci sia il ricalcolo della tassazione degli anni precedenti ad aliquota massima, come invece avveniva nel regime precedente. 
L'aspetto negativo, però, è quello che la tassazione avviene anche sul valore semplicemente maturato e non su quello realizzato.
Questo è un punto particolarmente interessante che merita di essere esemplificato.

Immaginiamo che il nostro Cittadino Americano investa ad una certa data nel Fondo Comune di Investimento Italiano X acquistando un certo numero di quote del fondo al valore di 250.
Alla fine dell'anno in questione il valore del Fondo si è alzato a 450.
Ai fini della normativa Italiana non c'è alcuna tassazione, dato che il soggetto non ha realizzato alcunché.
Per contro, applicando il regime del mark-to-market la "plusvalenza maturata" di 200 è anch'essa tassata ad aliquota progressiva all'interno della tax return Americana.

I punti focali sono i seguenti:

1- la tassazione Americana è molto più elevata del normale: in nessuno dei suddetti regimi di tassazione delle PFIC si possono applicare ai proventi derivanti dai Fondi Comuni Italiani le normali aliquote di tassazione Americana sui capital gain del 15% o del 20% a seconda del proprio livello di reddito.
Ci troviamo, pertanto, con un gap di tassazione Americana importante:
15% o 20% per long-term capital gain realizzati per ipotesi dalla vendita di una determinata azione in America.
37% per gain (spesso nemmeno realizzati) derivanti da Fondi Comuni Italiani.
La differenza in termini di tassazione (che va dal 17% al 22%) è molto importante.

2- non c'è alcuna tassazione Italiana da utilizzare come Foreign Tax Credit con cui abbattere le imposte Americane così emergenti, dato che in Italia non c'è tassazione in quanto non c'è realizzo. Pertanto emerge un debito d'imposta Americano.

3- non c'è stato alcun realizzo in Italia da parte del Cittadino Americano, dunque il soggetto potrebbe non avere neppure la liquidità necessaria al pagamento delle imposte Americane.

Pertanto potrebbe emergere un debito d'imposta Americano anche laddove il soggetto che ha investito in Fondi Comuni Italiani non abbia realizzato nulla.
Dunque il regime di tassazione Americano delle PFIC è sicuramente elevato e soprattutto chiaramente "punitivo": è evidente l'intento del Congresso Americano di voler mandare un segnale ai Cittadini Americani sul fatto che debbano investire i propri risparmi su fondi US-based e non su Mutual Funds esteri.


LA COMPLIANCE AMERICANA DELLE PFIC: IL FORM 8621

Come detto in precedenza, il metodo di tassazione più utilizzato all'interno della Tax Return Americana nel caso in cui si abbia a che fare con Fondi Comuni di Investimento Italiani è quello del mark-to-market, il quale prevede la compilazione del Form 8621.



Il Form 8621 è un Form ben noto per la sua complessità computazionale e per la vastità delle informazioni e dei dati che è necessario fornire.

Qui il problema lo possiamo distinguere nei seguenti tre profili:

A) LA RILUTTANZA DEI TAX PREPARER AMERICANI DI FRONTE AL FORM 8621
Un certo numero di Tax Preparer Americani è poco familiare con questo Form e, qualora si trovi di fronte a Mutual Funds non US-based, potrebbe o rifiutare del tutto la compilazione della Tax Return per il Cliente, oppure addirittura talvolta può "fingere di non sapere" dell'esistenza dell'investimento in Fondi comuni esteri proprio per cercare di evitare questo complesso reporting.
Questo secondo atteggiamento, che potremmo definire "don't ask don't tell", oltreché scorretto professionalmente, è molto pericoloso per il Cliente Cittadino Americano, dato che lo espone a tutte le sanzioni per la mancata presentazione del Form 8621, che sono particolarmente pesanti.

Le penalties per la mancata presentazione del Form 8621 sono infatti le seguenti:

"Penalties for failure to file Form 8621 could include a $10,000 penalty (under Form 8938), and suspension of the statute of limitations with respect to the U.S. shareholder's entire tax return until Form 8621 is filed."

Pertanto c'è una sanzione fissa di 10.000 dollari per ogni anno di mancata presentazione, nonché la sospensione dello "Statute of limitations": questa è una sanzione non monetaria particolarmente imponente perché lo "Statute of limitations" permette l'accertamento da parte dell'IRS solo alle annualità che non risultino prescritte per decorso del tempo. 
La sospensione dello "Statute of limitations" permette all'IRS di accertare e contestare anche anni che sono prescritti ufficialmente, rimettendo in gioco non solo problematiche connesse con il Form 8621, ma interamente tutta la Tax Return di anni precedenti.

B) IL PROBLEMA DELLE FEE RELATIVE ALLA COMPILAZIONE DEL FORM 8621.
Questo atteggiamento di "resistenza" verso la compilazione del Form 8621 è dovuta anche al fatto che la quantità di tempo necessaria alla compilazione è molto maggiore rispetto ai casi in cui gli investimenti in Mutual Funds non ci siano. Ciò comporta che qualora il Consulente abbia concordato una tariffa fissa per la preparazione della Tax Return Americana, egli si trova con un problema organizzativo importante se è necessario presentare il Form 8621.

Il nostro Studio in tal senso, oltre ad avere una pluriennale esperienza nella compilazione del Form 8621 e della tassazione indotta dai Fondi Comuni Italiani, presta molta attenzione anche alla preventivazione delle dichiarazioni, facendo sempre presente al cliente che nel momento in cui dall'analisi documentale dovessero emergere della partecipazioni in PFIC, è necessario ricalibrare il tempo di consulenza necessario.

C) IL DIFFICILE RECUPERO DEI DATI PER LA REDAZIONE DEL  FORM 8621
Un terzo tipo di problema emerge dal fatto che se il Tax Preparer è Americano e non esiste nessun Professionista Italiano che lavora con lui, la produzione della documentazione è estremamente difficile, se non, in alcuni casi, pressoché impossibile: la mera fornitura della documentazione cartacea fornita dalla Società Finanziaria Italiana non è sufficiente, dato che i prospetti Italiani sono generalmente non molto chiari e molto meno trasparenti e leggibili dei prospetti Americani. Il principio di accountability che governa  il rapporto comunicativo tra Cliente e Società Finanziaria Americana non è così consolidato nel rapporto tra Cliente e Società Finanziaria Italiana, fondamentalmente per ragioni culturali.

A questo si aggiunga il fatto che per motivi di impostazione tecnica, le Società Finanziarie Italiane non sono abituate a fornire ai propri clienti dati ai fini della tassazione dato che, come ben sappiamo, la tassazione è operata dalla Società stessa con ritenuta alla fonte (26% o 12,5%) per conto del cliente.

Anche da questo punto di vista il nostro Studio si è da anni attrezzato fornendo degli specifici file che devono essere compilati e fornendo assistenza ai clienti nella compilazione degli stessi, anche interagendo laddove servisse direttamente con i Family Bankers e Consulenti Finanziari dei clienti.

CONCLUSIONI.

Dopo questa ampia disamina, la conclusione cui possiamo giungere è che l'investimento da parte di un Cittadino Americano residente in Italia in Fondi Comuni di Investimento Italiani è senz'altro possibile (a meno di veti di investimento posti a monte dalla Società Finanziaria), ma comporta alcune importanti conseguenze negative tra le quali evidenziamo in particolare: 

- una tassazione particolarmente elevata in America.
- una compliance Americana particolarmente complessa e costosa.

Pertanto non sorprende se il Cittadino Americano residente in Italia si possa sentire molto poco attratto dai Fondi Comuni di Investimento Italiani e possa pensare ad eventuali alternative.
Le due alternative più immediate sono le seguenti:

1) evitare del tutto i "pooled investments" ed iniziare a gestire lui direttamente un portafoglio di investimenti in singole azioni e bonds.
Questa però è un'opzione spesso poco percorribile, dato che il Cliente spesso non ha il tempo né la conoscenza e la professionalità di poter gestire con prontezza ed acume un portafoglio di investimenti singoli, specie in periodi così difficili e dinamici con quelli attuali.

2) valutare di investire i propri risparmi in America utilizzando Mutual Funds e gli ETF Americani.
Vedremo però nel prossimo articolo che questa seconda alternativa presenta anch'essa delle problematiche non irrilevanti.


IN TEMA DI CAPITAL GAIN VI POTREBBE ANCHE INTERESSARE:

1) La nostra sezione di articoli taggati alla keyword "CAPITAL GAIN TAXATION" che trovate al seguente link:


2) I seguenti articoli:




CONTATTATECI PER MAGGIORI INFORMAZIONI

Per ogni approfondimento e richiesta di ulteriori informazioni, potete mandare una mail a:

enrico.povolo@dottcomm.net

oppure telefonare al numero:

+39 0444 322987

Enrico Povolo