12 domande (e risposte) sugli obblighi fiscali dei Cittadini Americani residenti in Italia

In questo articolo cercheremo di rispondere a 12 tra le più frequenti domande che emergono da parte dei cosiddetti "Accidental Americans", cioè di coloro che risiedono in Italia ma sono nati negli Stati Uniti e sono pertanto Cittadini Americani. Come noto, un soggetto può diventare Cittadino Americano per nascita negli Stati Uniti (a seguito dello ius soli), oppure per acquisizione: nel primo caso siamo spesso di fronte al caso dei cosiddetti “Accidental Americans”, cioè di coloro che sono nati sul suolo Americano fortuitamente perché i genitori in quel momento si trovavano in quel luogo per motivi lavorativi.

 

 

Gli Stati Uniti sono il solo paese al mondo, assieme all’Eritrea, che hanno una normativa interna che sottopone alle obbligazioni fiscali non solo i propri residenti, ma anche i propri Cittadini, pur se residenti fiscalmente in un altro Paese.

Si tratta di un meccanismo che differisce dal generale principio della Residency Based Taxation (RBT) cui si informano tutti i Paesi al mondo, in quanto è imperniato sul principio della Citizenship Based Taxation (CBT).

Questo aspetto della legislazione Americana, che è poco conosciuto, è rimasto per molti anni lettera morta a causa del fatto che una volta uscito dagli States il soggetto dotato di Cittadinanza Americana andava a risiedere in un altro Stato, rendendo di fatto impossibile per l’IRS (Internal Revenue Service) Americano rintracciarlo e poter pretendere il rispetto delle obbligazioni fiscali.

La questione è cambiata radicalmente con l’introduzione della normativa FATCA, che, come noto, impone agli Istituti Finanziari di tutto il mondo di comunicare all’IRS i dati finanziari dei propri Clienti che avessero degli elementi identificativi tali da far presumere all’Istituto Finanziario la loro residenza o Cittadinanza Americana.

Gli Istituti finanziari Italiani hanno ottemperato all’obbligo di compiere questa due diligence sulla propria clientela in maniera piuttosto frastagliata: la maggioranza ha optato per sottoporre ai propri Clienti una sorta di “autocertificazione ai fini FATCA” in cui i Clienti sono tenuti a dichiarare sotto la propria responsabilità se possiedono o meno la “residenza fiscale Americana”. Nel caso di risposta positiva, l’Istituto finanziario chiede al proprio cliente il Social Security Number (SSN o TIN, Taxpayer Identification Number) Americano e poi spedisce i dati, tramite l’Agenzia delle Entrate Italiana, all’IRS mettendo così lo stesso nella posizione di poter incrociare questi dati con quelli della dichiarazione dei redditi del soggetto.

Di fatto, gli Istituti Finanziari Italiani si sono limitati ad individuare i soggetti nati negli Stati Uniti, presupponendo (correttamente) che chi è nato negli USA è di default Cittadino Americano ed è dunque sottoposto alle obbligazioni fiscali Americane.

L’IRS, in tal modo, ha già ottenuto i dati di pressoché tutti i residenti Italiani nati negli Stati Uniti per tutti gli anni a partire dal 2014.

Gli adempimenti fiscali cui è tenuto il Cittadino Americano residente in Italia sono i seguenti:

- Presentazione della Dichiarazione dei Redditi (Tax return) Americana;

- Presentazione del Modello FBAR (Foreign Bank and financial Account Report). Questo modello, è un modello di monitoraggio fiscale che rappresenta l’omologo Americano del quadro RW Italiano, con la differenza, però, che il modello Americano è incentrato solo negli investimenti di natura finanziaria, non richiedendosi il report di altri beni mobili o immobili.

Entrambi questi adempimenti possono essere “posticipati” al 15 ottobre di ogni anno, previa presentazione di una opportuna “extension” (Form 4868) entro il termine del 15 aprile.

Data questa situazione normativa, sorgono alcune domande spontanee:

- che tipo di controlli incrociati può fare l’IRS Americano essendo in possesso dei dati bancari del Cittadino Americano residente in Italia?

- se il Cittadino Americano residente in Italia non ha presentato alcuna dichiarazione in America, può essere soggetto a sanzioni?

- c’è un modalità con la quale si può sanare questa situazione?

- che ruolo gioca la Convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e USA in questo caso?

- Può emergere una doppia tassazione?

Per rispondere a queste domande, divideremo la trattazione in due parti:

- nella prima parte, faremo un giro d’orizzonte e capiremo innanzitutto qualcosa in più della normativa Americana e degli obblighi fiscali che un Cittadino Americano residente in Italia deve rispettare;

- nella seconda parte (che tratteremo nel prossimo articolo) invece, cercheremo di approfondire il fondamento giuridico di questi obblighi ed in particolare affronteremo la questione più tecnica riguardante la coordinazione delle norme interne fiscali Italiane ed Americane con la Convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e USA.

PARTE PRIMA: GLI OBBLIGHI FISCALI VERSO GLI STATI UNITI DEL CITTADINO AMERICANO RESIDENTE IN ITALIA

Assolveremo a questa prima parte rispondendo ad una serie di domande relative ad un Cittadino Americano nato negli USA ma trasferitosi in giovane età in Italia; da quel momento in avanti, ipotizziamo che il nostro soggetto non abbia più avuto contatti di alcun genere, in particolare economici, con gli Stati Uniti tranne alcuni brevi soggiorni turistici: tutto il suo patrimonio è sito in Italia e tutte le sue fonti di reddito sono Italiane; è conseguentemente residente fiscalmente in Italia.

Domanda 1

La banca sta chiedendo al soggetto di firmare un'autocertificazione in cui dichiari di essere Cittadino Americano e gli sta chiedendo di fornire il Social Security Number (o TIN) americano, che lui non ho mai avuto. Cosa si deve fare?

Come detto, il soggetto in questione deve presentare la Dichiarazione dei redditi Americana anche per i redditi prodotti (e già dichiarati e tassati) in Italia.

I seguenti dati o fatti:

- avere o meno il Passaporto Americano,

- avere o meno proprietà o conti correnti in America,

- avere o meno la Cittadinanza Italiana,

- essere o non essere stati negli USA per viaggi o vacanze,

- avere prestato servizio di leva presso le Forze Armate Italiane,

non hanno alcuna rilevanza su quanto detto sopra: rimane l’obbligo di presentare la Dichiarazione dei Redditi in America.

La Banca ha verosimilmente qualificato il nostro soggetto come Cittadino Americano sulla base del luogo di nascita e pertanto diventa sostanzialmente obbligatorio per lui firmare l'autocertificazione che la Banca  gli presenta.

Per un Cittadino Americano la Banca non dovrebbe chiedere il TIN (o l'ITIN) in quanto è necessario avere il Social Security Number (SSN). Se un soggetto è in possesso di SSN, lo deve comunicare alla Banca, mentre se non ne è in possesso, egli deve prima rivolgersi agli Uffici Consolari o all'Ambasciata per chiedere il rilascio del SSN o la richiesta di duplicato dello stesso. Il fatto che il soggetto non abbia mai avuto il SSN non è un problema.

A seguito della richiesta di SSN, gli Uffici Consolari Americani rilasciano una ricevuta di presentazione della domanda: una copia di tale ricevuta va consegnata alla Banca al momento della firma dell'autocertificazione, dimostrando così che il soggetto non conosce il proprio SSN e lo comunicherà quando gli sarà fornito dagli Uffici Consolari. La Banca, a quel punto, non dovrebbe fare ulteriori pressioni, dato che la situazione di assenza di SSN è molto frequente.

Il SSN dovrebbe arrivare dopo un’attesa che mediamente si protrae dai 6 agli 8 mesi

Ovviamente, esaurita questa fase i problemi con le Banche terminano, mentre entra in gioco l'obbligo di presentazione delle dichiarazioni fiscali.

Domanda 2

Nel caso in cui il soggetto non abbia presentato alcuna dichiarazione in America per gli anni pregressi, c’è modo di sanare la sua posizione?

Qualora il soggetto volesse sistemare la sua situazione fiscale verso gli Stati Uniti, dovrebbe aderire ad una delle sanatorie previste per questi casi.

In particolare, quando il soggetto non ha adempiuto ai suoi obblighi per mancanza di conoscenza di questa normativa, è prevista una sanatoria che si chiama Streamlined Foreign Offshore Procedure che permette di sanare la propria posizione presentando un blocco di 9 dichiarazioni passate: 3 dichiarazioni dei redditi e 6 dichiarazioni FBAR.

Questa sanatoria, che al momento non ha scadenza, ha le seguenti due caratteristiche

a) non prevede il pagamento di alcuna sanzione;

b) prevede raramente l'emersione di un debito d'imposta Americana.

Il punto di cui al sub a) significa che la sanatoria, per essere valida, non impone il pagamento di alcuna sanzione: l’effetto tombale della presentazione della Streamlined Foreign Offshore Procedure è gratuito per i soggetti che vivono stabilmente fuori dagli USA.

La Streamlined Foreign Offshore Procedure al momento attiva sana tutte le posizioni fino al 31/12/2019 e si compone delle seguenti dichiarazioni:

A) per la parte Tax Return:

Redditi degli anni 2017, 2018 e 2019.

B) per la parte FBAR:

Attività finanziarie relative agli anni 2014, 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019.

La Streamlined Foreign Offshore Procedure ha l’effetto di sanare la posizione da un punto di vista amministrativo, ma non sana eventuali reati penali commessi.

Nel caso si fosse di fronte alla necessità di sanare posizione di questo genere, si dovrebbe adottare una sanatoria diversa, la OVDP (Offshore Voluntary Disclosure Program), la quale dà piena copertura penale ma prevede una sanzione piuttosto pesante pari al 27,5% delle attività finanziarie detenute all’estero. La OVDP è l’omologo Americano della Voluntary Disclosure Italiana. La OVDP Americana può essere presentata solo entro il termine del 28 Settembre 2018.

Domanda 3

Cosa si deve dichiarare nella Dichiarazione dei redditi Americana?

In America nella "tax return" va dichiarato il worldwide income; nel caso del soggetto considerato, questi dovrà dichiarare i suoi redditi prodotti in Italia: si calcola su questi l’imposta Americana e da questa è poi detratta l’imposta Italiana pagata sugli stessi redditi, grazie al meccanismo del credito d’imposta per le imposte pagate all’estero, di cui diremo meglio nella seconda parte della trattazione.

Dato che le imposte Italiane sono mediamente più elevate di quelle Americane, come detto raramente emerge un debito d’imposta in dichiarazione Americana per il nostro soggetto.

Non c'è dunque mai un problema di duplicazione d'imposta, dato che questa è eliminata col meccanismo del credito d’imposta, così come previsto dalla Convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e USA.

Oltre al suddetto meccanismo del credito d'imposta, esiste anche una soglia definita Foreign Earned Income Exclusion (che per l’anno 2019 è pari a 105.000 dollari), al di sotto della quale c’è esenzione da tassazione Americana qualora ci siano entrambe le seguenti condizioni:

- i redditi siano di lavoro (dipendente ed autonomo);

- il soggetto sia stabilmente residente in un Paese estero. Perché questa condizione sia verificata, è necessario superare una serie di condizioni ben precise.

Da tenere presente che:

- per redditi non derivanti da lavoro (come ad esempio un reddito di capitale o un affitto) tale soglia di esclusione non si applica; nondimeno rimane attivo il meccanismo del credito d'imposta;

- il fatto di detenere solamente redditi al di sotto della soglia del Foreign Earned Income Exclusion non comporta esonero dall’obbligo di presentazione della dichiarazione Americana: la dichiarazione va fatta anche se non emerge debito d’imposta.

A livello reddituale, una importante differenza procedurale tra Italia e Stati Uniti è la seguente: in Italia la maggioranza dei rendimenti finanziari è tassata dagli Intermediari Finanziari alla fonte con imposte sostitutive, senza la necessità di indicazione nella dichiarazione dei redditi. In America, per contro, tutti i redditi derivanti da attività finanziarie sono da riportare nella Tax Return. Pertanto nella Tax Return vanno riportati non solo i redditi presenti nella dichiarazione dei redditi Italiana, ma anche tutti i redditi che non sono presenti in dichiarazione Italiana in quanto sono stati tassati alla fonte dalle Banche, come, ad esempio, i dividendi, gli interessi ed i capital gain.

Menzione a parte meritano i Fondi Comuni di Investimento non Americani, i quali godono di un trattamento fiscale particolarmente “punitivo” negli States.

Domanda 4

Cosa si deve dichiarare nel modello FBAR?

Nel modello FBAR vanno indicati tutti gli “account” finanziari detenuti da un Cittadino Americano all’estero. Il concetto di “account” ricomprende:

Conti correnti;

Conti titoli;

Conti deposito;

Detenzione di titoli, obbligazioni, azioni;

Fondi comuni d'investimento;

Polizze assicurative;

etc.

Sono da dichiarare tutti gli account di cui il soggetto sia:

titolare;

contitolare;

legale rappresentante.

Pertanto anche una mera delega di firma comporta la segnalazione all’interno del modello FBAR.

L’adempimento del modello FBAR, ricordiamo, è quello che l’IRS può immediatamente controllare incrociando i dati che arrivano dalle Banche estere a seguito della segnalazione FATCA.

Domanda 5

La problematica fiscale dei Cittadini Americani all'estero è stata una conseguenza dell’introduzione della normativa FATCA?

È possibile che, normativamente parlando, qualcosa possa cambiare nel prossimo futuro?

L'affermazione secondo cui è stata la normativa FATCA a determinare il problema fiscale degli Americani residenti all'estero non è corretta: la normativa Americana ha previsto da sempre che i Cittadini Americani debbano presentare la Dichiarazione dei redditi, anche se non più residenti in America. Ciò a seguito dell’applicazione del principio della Citizenship Based Taxation.

Come detto in precedenza, tale norma era sostanzialmente disattesa, posto che  una volta che il Cittadino Americano usciva dagli USA, l’IRS non aveva più nessun modo di sapere dove si trovasse.

È perciò più corretto affermare che il FATCA ha contribuito a far emergere una problematica fiscale già esistente, ma poco conosciuta; infatti il FATCA, obbligando le Banche a comunicare all'IRS i dati degli "account" degli Americani all'estero, sta di fatto creando un meccanismo-spia che sta indirettamente obbligando i Cittadini Americani a presentare le Dichiarazioni in America.

È piuttosto improbabile pensare che tale principio, da sempre vigente negli USA, sia modificato a breve ed è difficile pensare che ci saranno delle evoluzioni normative particolarmente favorevoli ai Cittadini Americani residenti fuori dagli Stati Uniti: pertanto non è consigliabile una strategia di attesa basata sull'aspettativa di un cambiamento della normativa. Si pensi che, come vedremo nella seconda parte, tale principio di tassazione sulla Cittadinanza è inserito in tutte le Convenzioni contro le doppie imposizioni che gli Stati Uniti firmano: non è pensabile che tale principio sia modificato a breve, dovendosi di fatto modificare tutte le Convenzioni contro le doppie imposizioni che l’America ha firmato.

Domanda 6

Cosa succede nel cado in cui il soggetto decida di non presentare la sanatoria?

Possono gli Stati Uniti vantare delle pretese fiscali nei confronti di un Cittadino di un altro Paese?

Quali sono le sanzioni in caso di controllo?

Gli Stati Uniti possono senz'altro far valere le proprie ragioni fiscali su un Cittadino Americano residente in Italia: dovranno semplicemente dimostrare allo Stato Italiano la legittimità delle loro richieste, cosa, peraltro, piuttosto semplice, dato il quadro normativo attualmente in vigore. Pertanto, non c'è alcun elemento protettivo derivante dal fatto di essere residenti in Italia.

Per coloro che non fossero in regola con le dichiarazioni dei redditi, ci sono dei profili sanzionatori che sono differenti a seconda che si tratti di Tax Return o modello FBAR.

Tra i due, sono nettamente più pesanti i profili sanzionatori del modello FBAR, dato che in questo caso, anche laddove sia appurato che si tratta di un caso di "non willfulness" (cioè di non volontarietà nell'inadempimento, connessa con ignoranza della normativa) la sanzione minima è pari a 10.000 $ per account e per anno.

Siccome l'IRS può applicare le sanzioni per i 6 anni precedenti a quello del controllo, un Cittadino Americano residente in Italia con due conti correnti Italiani non dichiarati nei modelli FBAR rischierebbe fino a 120.000 $ di sanzione ($ 10.000 x 2 account x 6 anni).

L'IRS è poi intervenuto con una nota stabilendo che, al fine di evitare moltiplicazioni eccessive di sanzioni, si potrà eventualmente ridurre la sanzione a 10.000 $ per anno, indipendentemente dal numero di accounts; è da tenere presente che questa è, però, una mera facoltà dell'IRS e non un diritto del contribuente.

Nel caso in cui, nel corso del processo di audit, l’IRS trovi delle delle tracce di volontarietà nella mancata dichiarazione del modello FBAR, tali sanzioni possono arrivare anche alla iperbolica cifra di 100.000 $ per anno, nei casi più gravi.

Questa pesante struttura sanzionatoria è indicativa dell'importanza che gli Stati Uniti attribuiscono al fatto che siano puntualmente dichiarati tutti gli account esteri. Anche la struttura della Streamlined Foreign Offshore Procedure, che prevede 3 dichiarazioni dei redditi e ben 6 dichiarazioni FBAR, è indicativa del fatto che l'IRS è più interessato all'analisi della struttura finanziaria del Cittadino Americano residente all’estero che all'analisi dei suoi redditi.

Ora, trattandosi di sanzioni molto pesanti e considerando che moltissimi Cittadini Americano permanentemente residenti all'estero non conoscevano (e non conoscono tuttora) la normativa, è da vedere se l'IRS deciderà di applicare tali sanzioni o se le agirà con maggiore cautela.

Tuttavia è bene non sottostimare la portata sanzionatoria di un comportamento inerziale o anche involontario.

Per ciò che riguarda le sanzioni relative alla Tax Return, in America non esistono sanzioni in caso di omessa presentazione della dichiarazione (failure-to-file penalties), ma solo sanzioni per ritardato pagamento delle imposte (failure-to-pay penalties): queste sanzioni sono del 5% per ogni mese di ritardo nel pagamento, con un tetto massimo di sanzione del 25% della somma dovuta, a cui sono da aggiungersi gli interessi.

Pertanto una dichiarazione dei redditi Americana che non faccia emergere alcun debito d’imposta non comporterà l’applicazione di alcuna sanzione.

Perciò, dato che la percentuale di dichiarazioni presentate in America da residenti Italiani che finisce a debito d’imposta è bassa (a seguito del credito d’imposta Italiano), il rischio connesso con la sanzione da ritardato pagamento delle imposte, benché esistente, è generalmente poco rilevante statisticamente.

Molto più rilevante tra le due è dunque la sanzione derivante dal modello FBAR.

Domanda 7

Ci sono delle soglie al di sotto delle quali le dichiarazioni dei redditi ed i modelli FBAR non vanno presentati?

Anche qui si deve fare una distinzione tra Tax Return e FBAR.

La Tax Return ha delle soglie di esenzione che dipendono dallo stato civile del contribuente e dall’età. Per l’anno d’imposta 2018, a titolo esemplificativo, alcune delle soglie che fanno scattare l’obbligo di presentazione della dichiarazione Americana sono le seguenti:

Single con meno di 65 anni: 10.400 dollari;

Single con meno di 65 anni: 11.950 dollari;

Sposato con dichiarazione disgiunta: 4.050 dollari.

Per quanto riguarda invece il modello FBAR, la soglia è quella di 10.000 dollari. Questa soglia è da intendersi come soglia aggregata massima. Nel caso di un soggetto che abbia due conti correnti si dovrà dapprima andare a vedere il valore massimo raggiunto nel corso dell'anno solare da ognuno dei conti correnti e poi si dovrà sommare tali valori.

Facciamo un esempio per chiarire il punto: il nostro Cittadino Americano residente in Italia detiene due conti correnti in Italia nel corso dell'anno 2017. Il primo ha raggiunto nel corso dell'anno il valore massimo di euro 7.230, il secondo ha raggiunto il valore massimo di euro 4.580. Il soggetto deve compilare il modello FBAR, dato che la somma dei due valori massimi (7.230 e 4.580) dà 11.810 euro, superiore al valore soglia di 10.000 dollari. Ciò vale anche se la somma dei saldi dei due conti correnti al 31/12/2017 dovesse essere inferiore ai 10.000 dollari ed anche se il superamento del valore di 10.000 dollari fosse causato dal fatto che una somma (ad esempio di 3.000 euro) fosse trasferita da un conto all’altro nel corso dell’anno 2017.

Da tener presente che la soglia di 10.000 è espressa in dollari, e pertanto è necessario fare il confronto con il cambio. In tal senso, l’IRS fornisce il dato del cambio da utilizzare per fare queste conversioni.

Domanda 8

Ci sono dei casi in cui è particolarmente urgente presentare la sanatoria?

Considerando anche quanto risposto alla precedente Domanda 6, è da ritenere che i profili particolarmente a rischio siano i seguenti:

- soggetti che hanno frequenti contatti professionali/commerciali con gli Stati Uniti (manager, sportivi, militari, piloti, agenti di commercio, modelle, etc.);

- soggetti che pensano di potersi trasferire stabilmente nel futuro negli USA.

- soggetti che hanno un volume di investimenti finanziari di entità elevata.

Il primo profilo è abbastanza evidente, dato che la maggiore contiguità con gli USA comporta un maggior rischio ed una maggiore attenzione ad essere in regola con la normativa Americana. Anche il secondo profilo non necessita di spiegazioni.

Maggiori considerazioni si possono fare a riguardo del terzo profilo. Qui l'attenzione va posta sul fatto che nella creazione della normativa FATCA, gli USA avevano l'obiettivo di andare a eliminare una sacca di evasione fiscale che era formata da contribuenti aventi patrimoni di una certa entità e che usavano meccanismi finanziari abbastanza complessi per portare dei redditi all'estero col fine di evitare la tassazione Americana.

Avendo in mente questa premessa, è piuttosto naturale pensare che se consideriamo tre soggetti aventi rispettivamente dei patrimoni finanziari di 1,5 milioni di euro, di 150.000 euro e di 15.000 euro, pur essendo tutti e tre obbligati alla presentazione della sanatoria, il primo è quello che sarà verosimilmente controllato prima da parte dell'IRS. Pertanto per questi l'urgenza a presentare la sanatoria è senz'altro maggiore.

Domanda 9

È  possibile fare la sanatoria pur non essendo in possesso del SSN?

Posto che si devono aspettare almeno 6 mesi per ricevere il SSN dopo aver fatto la domanda, ci sono dei rischi di controlli in questa fase d’attesa?

No, non è mai possibile presentare la Sanatoria o la Tax Return o il modello FBAR senza SSN.

La richiesta di SSN ha senz’altro l'effetto di rendere "più visibile" il Cittadino Americano residente all’estero e pertanto il fatto che ci sia da attendere 6-8 mesi per poter avere il SSN e fare la sanatoria può fare sorgere la domanda sul rischio di essere controllati in questa fase “debole”. Tuttavia riteniamo che l'IRS abbia buone ragioni di pensare che se un soggetto residente all'estero inoltra la richiesta di SSN in questo periodo, ci sia una ragionevole probabilità che intenda aderire ad una delle sanatorie previste.

Il comportamento tenuto dall’IRS finora farebbe pensare che non sia intenzionato ad attaccare i soggetti in questo periodo intermedio, dato che l’IRS ha l’obiettivo di massimizzare il numero di sanatorie.

Pertanto l'idea di chiedere il SSN non pare possa essere considerato pericoloso in una logica di controllo; ovviamente, è consigliabile fare la sanatoria in un tempo ragionevolmente breve dal momento in cui arriva il SSN.

Domanda 10

Le banche talvolta minacciano di  chiudere il conto corrente nel caso in cui il Cittadino Americano non firmi la sanatoria o nel caso in cui non presenti il SSN. È una cosa che possono effettivamente fare?

Sì, la Banca può effettivamente chiudere il conto ad un soggetto che rifiuti di firmare l'Autocertificazione o di fornire le informazioni necessarie. Nella prassi, però, raramente si è arrivati a questa misura.

Domanda 11

La banca deve sempre chiedere al soggetto l'autocertificazione prima di spedire i suoi dati negli USA o può spedirli anche senza la sua autorizzazione?

Se li avesse spediti senza la sua autorizzazione, è pensabile di poter intentare una causa legale?

Da un punto di vista legale si distinguono due profili:

a) quello degli account cosiddetti "pre-esistenti" (cioè esistenti alla data del 30 Giugno 2014);

b) quello degli account “nuovi” (riguardanti gli account aperti a partire dal 1 Luglio 2014).

Ora, per gli account "pre-esistenti" la Banca da un punto di vista legale non deve chiedere alcuna Autocertificazione e può comunicare i dati all'IRS (tramite Agenzia delle Entrate) senza avvisare il Cliente.

Per i nuovi account, per contro, è sempre richiesta la firma dell'Autocertificazione e la conseguente autorizzazione a spedire i propri dati all'IRS.

Poi, in realtà, la prassi è andata nel senso che le Banche hanno richiesto la firma dell'Autocertificazione anche ai conti "pre-esistenti", seguendo la classica logica iper-protettiva che caratterizza gli Istituti Finanziari Italiani.

Pertanto l'idea di poter fare una causa alla Banca per la spedizione dei dati all'IRS senza autorizzazione è sostanzialmente priva di fondamento giuridico.

Domanda 12

La rinuncia alla Cittadinanza Americana, può essere una via d’uscita?

No, assolutamente. La rinuncia alla Cittadinanza Americana non si deve fare se non dopo aver presentato almeno 5 anni di adempimenti fiscali Americani, sia sul fronte della Tax Return, sia sul fronte del modello FBAR.

Il Cittadino rinunciante è obbligato a compilare nella sua ultima dichiarazione dei redditi, un particolare quadro (Form 8854) in cui deve confermare tali 5 anni di adempimenti fiscali, pena essere accusato di “perjury” (falsa testimonianza) che in America è un reato penale molto serio e punito in maniera severa.

Tutti coloro che dovessero rinunciare alla Cittadinanza Americana senza aver adempiuto a tali obbligazioni fiscali, hanno una probabilità elevata di essere controllati e di vedersi comminate le sanzioni per la mancata presentazione dei modelli FBAR, che, come abbiamo detto, sono piuttosto ingenti, se non anche le più gravi sanzioni 

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Enrico Povolo